venerdì 18 gennaio 2019

Le personalità controllanti: come riconoscerle



" Le persone che sentono il bisogno di controllare gli altri, 
non hanno il controllo di se stesse"




Il maniaco del controllo è una persona che sente il bisogno ossessivo di esercitare il controllo su se stessa e sugli altri e di assumere il comando in qualsiasi situazione. L’atteggiamento “controllante” maniacale caratterizza diverse strutture di personalità variamente patologiche, e determina generalmente comportamenti estremi che possono deteriorare le relazioni. Spesso gli uomini e le donne con un elevato bisogno di controllo rispondono alle caratteristiche della personalità ossessiva e narcisistica, sono frequentemente arrabbiati (palesemente irascibili oppure più celatamente passivo-aggressivi), fobici, o soffrono di disturbi dell’umore. Queste persone hanno bisogno del “controllo” perché senza di esso generalmente si sentono invase dalla paura che le cose finiranno per sovrastarle e sminuirle, e dunque vengano svalutate o non riconosciute, e conseguentemente la loro vita possa essere rovinata. A un livello più profondo del frequente Ego grandioso della personalità controllante maniacale, si dibatte un senso di inferiorità e un'autostima precaria che possono essere gestiti solo attraverso l’illusione di poter controllare e di poter prevalere su tutto. Possiamo imbatterci in una personalità controllante in ogni ambito, da quello familiare a quello lavorativo o amicale. Ma le personalità controllanti si rendono conto di essere tali? Solitamente poiché queste persone hanno bisogno di un alto livello di controllo, hanno anche bisogno di controllare la loro immagine, e dunque se eventualmente riconosceranno di avere un alto bisogno di controllo in certe situazioni, esse comunque rifiuteranno di essere etichettate come controllanti o qualsiasi associazione con problematiche inerenti alla loro personalità e il loro eccessivo bisogno di controllo. Spesso uomini e donne controllanti giustificano il loro bisogno di controllo con affermazioni come queste: “Devo essere così per fare tutto quello che posso”, oppure “C’è bisogno di persone come me perché è pieno di incompetenti”, o “Tutto andrebbe in rovina senza di me”. Ovviamente è necessario distinguere tra un sano atteggiamento di voler gestire qualcosa in modo funzionale e l'atteggiamento controllante patologico spesso veicolato da tendenze simbiotiche o manipolatorie e fattori intrapsichici di fragilità, come scarsa autostima e scarsa differenziazione del Sé. Purtroppo l’esondazione del bisogno di controllo non può essere funzionale, e generalmente determina disagio psicologico in chi lo sperimenta ma anche in coloro che lo subiscono: in primis la disfunzionalità del controllo rigido è legata al fatto che in realtà nella vita molte cose sono ben al di là della possibilità di controllo e sfuggono pertanto al nostro controllo. Pertanto, quando a causa dell’interiorizzazione di irrealistici standard di perfezionismo si ha bisogno di un controllo totale, che in realtà è impossibile da raggiungere, allora generalmente ci si sentirà invasi dall’ansia, causata proprio dai rigidi target che ci si era prefissati.

Ecco alcune delle caratteristiche principali delle personalità controllanti:

1.      Cercano strenuamente di vincere sempre una discussione o di avere l’ultima parola
E’ molto difficile relazionarsi con uomini e donne altamente controllanti, perché sono soliti stabilire regole rigide per poi applicarle rigidamente ed inflessibilmente. Solitamente agiscono con atteggiamenti che riflettono l’intento di dimostrarsi superiori agli altri, e appaiono determinati nel cercare di dimostrare a tutti di essere i più pratici, i più abili, i più logici e intelligenti in qualsiasi gruppo.

2.      Rifiutano di ammettere quando hanno torto
In questo tipo di personalità questo è certamente uno dei tratti che infastidisce maggiormente un partner oppure un amico o un familiare. Potrebbe trattarsi anche del più piccolo o semplice problema, ma alle persone con elevato controllo questo non importa: esse cercano caparbiamente di assicurarsi che non ammettano di aver sbagliato o di aver avuto torto. Il loro processo di pensiero è così distorto da portarli a credere che gli altri potrebbero usare la loro ammissione di torto contro di loro, o che possano percepirli come incompetenti o sciocchi a causa di un semplice errore. Solitamente di regola utilizzano una modalità di pensiero dicotomica, che tende a ricondurre tutto rigidamente a due categorie opposte, tutto o niente, bianco o nero, bello o brutto, buono o cattivo, e confrontarsi con qualsiasi cosa stia in mezzo a queste categorie causa loro disagio.

3.      Sentono un forte bisogno di correggere gli altri o di opporre obiezioni
Mentre i fanatici del controllo sono indulgenti e fin troppo disposti a trascurare i loro errori, puoi dimenticarti di ricevere qualsiasi comprensione per i tuoi. Le personalità fortemente controllanti sentono l’esigenza di correggere gli altri, anche per cose banali o di poco conto, e di mettere in discussione tutto esibendo spesso l’atteggiamento del “bastian contrario”, fondamentalmente per giungere all’obiettivo di prevalere e di ottenere ragione. Questo conferisce loro un senso di controllo sulla realtà e un senso di potere sugli altri, allo scopo di regolare la propria autostima e preservare il loro “precario” equilibrio interno.

4.      Criticano e giudicano spesso gli altri

Sicuramente sono le persone più giudicanti nelle quali potreste mai imbattervi, e nella loro rigidità mentale adducono le loro ragioni giustificandole con le questioni di principio. Le loro critiche e i loro giudizi riguardano proprio tutto, da come gli altri dovrebbero comportarsi, anche nelle situazioni più banali, a come dovrebbero vivere le loro vite. Hanno una risposta praticamente a tutto, ma a un osservatore attento non dovrebbe sfuggire che questi individui generalmente si comportano da ipocriti.

5.      Esibiscono un atteggiamento invadente

Spesso le persone controllanti invadono e ingeriscono nella vita altrui, e questa ingerenza può rivelarsi particolarmente problematica soprattutto con le persone con le quali hanno relazioni strette. Infatti con i loro interventi verbali ed i loro comportamenti non solo tenteranno di scoraggiare direttamente o indirettamente qualsiasi senso di autonomia che possiedi o che vorresti avere, ma ti "correggeranno" su base quasi costante, inducendoti progressivamente a una relazione di dipendenza. La loro invadenza è veicolata dalla sottostante convinzione di sapere sempre ciò che sia meglio per gli altri.

6.      Conducono l’auto con rabbia e aggressività

Spesso i maniaci del controllo guidano l’auto con grande frustrazione: la loro convinzione è quella di essere gli unici a condurre correttamente l’auto, e per questo motivo criticano aspramente gli altri guidatori e spesso imprecano o bestemmiano quando qualcuno sulla strada fa qualcosa che li infastidisce. Gli altri non possono sbagliare, ma loro sì, difatti si permettono il lusso di fare ciò che vogliono, fermo restando che quando loro ostacolano o mettono in pericolo gli altri tutto dovrebbe passare inosservato. Dunque la loro impazienza alla guida è generalmente pervasiva, si infastidiscono perché gli altri conducenti si muovono troppo lentamente o troppo velocemente, e trattano i pedoni come un'interferenza che ostacola il loro percorso. E’ come se su strada tutto dovesse andare come vogliono loro: mancano della capacità di rappresentarsi mentalmente che esistono molti aspetti di una stessa realtà, e di accettarli con una flessibilità adattiva.

Considerata questa rassegna di caratteristiche di base delle personalità controllanti, è abbastanza chiaro che esse si impegnano in una serie di comportamenti che possono frustrare e provocare risentimento, soprattutto nelle persone con le quali si relazionano più strettamente. Le loro azioni sono mosse da fattori psicodinamici profondi, che hanno a che fare con la loro struttura di personalità, e più superficialmente dalla profonda convinzione che è loro necessario comportarsi in quei modi per soddisfare i loro bisogni e raggiungere i loro obiettivi. Naturalmente, se ti riconosci nella maggior parte dei comportamenti d’elevato controllo che abbiamo passato in rassegna, fai un passo indietro e chiediti se non sei stanco di cercare sempre di controllare tutto, e se non sia arrivato finalmente il momento di cominciare a metterti in discussione e ad apprendere a lasciar andare e accettare più le cose e gli altri. Se invece ti rendi conto che qualcuno che ami esibisce spesso questi comportamenti, allora forse è arrivato il momento di parlare di ciò che ti infastidisce, in modo che la tua frustrazione e il tuo eventuale risentimento non peggiorino, mettendo così a repentaglio il futuro della relazione. Se farai notare a un uomo o a una donna altamente controllante che hai un problema con i loro comportamenti, non trascurare assolutamente di fornire loro alcuni esempi concreti di ciò che fanno e che ti infastidisce e quali sono le conseguenze, e poi dai loro il tempo di lavorare sul cambiamento: se necessario richiama più volte il problema continuando a fornire in modo chiaro e diretto esempi e spiegazioni, ma non demordere.


In generale, questi i suggerimenti per relazionarsi con le persone altamente controllanti:
  • Sforzati di mantenere calma, compostezza e assertività: una delle caratteristiche più comuni degli individui aggressivi, intimidatori e controllanti è che a loro piace deliberatamente (ma spesso incosapevolmente) disturbarti o intimorirti, manipolando le tue scelte, le tue azioni o i tuoi processi di pensiero.
  • Per quanto possibile mantieni le distanze: a meno che non ci sia qualcosa d’importante in gioco nella relazione, non spenderti cercando di cimentarti con una persona che è negativamente trincerata e sulla quale tutto spesso rimbalza come su un muro di gomma.
  • Passa dall’atteggiamento reattivo a quello proattivo: essere consapevoli della natura delle persone aggressive, intimidatorie e controllanti può aiutarci a disidentificarci  dalla situazione e passare dall'essere reattivi ad assertivi e proattivi.
  • Difendi comunque i tuoi diritti: le persone aggressive, intimidatorie e controllanti tendono generalmente a privarti dei tuoi diritti in modo da poterti controllare e trarre vantaggio da te.
  • Cerca di recuperare il tuo potere: un schema ricorrente di queste personalità è che a loro piace focalizzare l'attenzione sulla persona bersaglio, per farla sentire a disagio o inadeguata. Un modo semplice ma potente per cambiare questa dinamica è quello di puntare i riflettori su di loro.
  •  In lievi situazioni usa un appropriato umorismo: se usato opportunamente ed appropriatamente l'umorismo può illuminare la verità, disarmare certi comportamenti difficili e dimostrare all’interlocutore di avere una compostezza superiore.
  • In situazioni più gravi, cerca di esplicitare assertivamente quali siano le possibili conseguenze: la capacità di identificare e affermare quali siano le conseguenze dei comportamenti controllanti è una delle abilità più importanti che puoi usare per “spiazzare” una persona rigidamente controllante, e probabilmente stimolarla alla riflessione e chissà, forse al cambiamento.




Dott. Antonello Viola
Psicologo-Psicoterapeuta
Studio Specialistico di Psicoterapia e Consulenza Psicologica-Psicodiagnostica
Sedi Cagliari e Sinnai
Cell. 3200757817
e-mail: antonello.viola@gmail.com

mercoledì 4 luglio 2018

L’importanza della comunicazione nelle relazioni

Non so se vi siate mai chiesti quanto sia importante la comunicazione da un punto di vista psicologico: forse alcuni di voi lo avranno già fatto, altri invece non si sono mai posti questo quesito, e dunque non hanno mai riflettuto su questo aspetto importantissimo per le relazioni e in generale per la sfera interpersonale e in special modo per le relazioni di coppia. Altri ancora ignorano del tutto l’importanza della comunicazione, rimanendo pertanto del tutto inconsapevoli di quanto gli errori comunicativi possano condizionare negativamente le loro relazioni, e nei casi peggiori deteriorarle irreversibilmente. 


http://www.psicologi-cagliari.it


Nell’ambito della mia pratica professionale di consulenza psicologica e di psicoterapia non mi stanco mai di lavorare sulla comunicazione, enfatizzando la fondamentalità e l’essenzialità di una comunicazione sana nelle relazioni, sia che si tratti di rapporti di coppia, o di relazioni familiari, o lavorative o amicali. Non mi stanco mai di ripetere che è basilare curare particolarmente la comunicazione, poiché quando una relazione si deteriora, nella maggior parte dei casi questo avviene poiché prima di tutto in precedenza, e per vari motivi, si era ammalato il processo comunicativo nell’integrità e nella coerenza delle sue componenti fondamentali. Proprio per questo motivo ciascuno di noi dovrebbe conoscere quali sono le caratteristiche di una comunicazione sana, quali sono le sue regole fondamentali e quali i maggiori rischi di questo processo dinamico di scambio di informazioni, che nella sua globalità è un processo retroattivo circolare, in cui avviene inevitabilmente un influenzamento reciproco. 
Senza renderci conto, ogni volta che comunichiamo definiamo nel medesimo tempo noi stessi e l’altro, nonché la natura e la qualità della relazione che ci unisce. E nel processo comunicativo passa sempre tutta una serie di informazioni veicolate dal canale verbale sul piano semantico, ovvero del contenuto e dei significati che stiamo veicolando con le nostre parole, ma nel contempo passa una miriade molto più consistente di informazioni non verbali, che influiscono massivamente sul processo percettivo del nostro interlocutore e sul significato globale di quanto si è comunicato: il passaggio di informazioni non verbali, che con i suoi significati di livello più profondo influenza ampiamente il contenuto globale della comunicazione, avviene per lo più su un piano preconscio e inconscio.  
L’esperienza mi ha anche insegnato che frequentemente le persone credono di essere buoni comunicatori, mentre in realtà senza neppure rendersi conto infrangono continuamente quelle che sono le regole essenziali di una buona comunicazione: e questo usualmente accade fintanto che le conseguenze negative non le porteranno a confrontarsi con gli esiti negativi che ne derivano. Le conseguenze peggiori dei vizi di comunicazione si verificano indubbiamente nell’area affettiva: ci sono rapporti di coppia che naufragano in tempi più o meno lunghi proprio a causa di un’incapacità di fondo di comunicare in modo sano, chiaro, diretto e coerente, con una quasi totale inconsapevolezza della propria incapacità a comunicare.
La comunicazione è la componente essenziale delle relazioni: proprio per questo è di fondamentale importanza conoscere quali sono le regole che governano una buona comunicazione, e quanto sia essenziale sviluppare la capacità della comunicazione assertiva. Maggiore la capacità comunicativa, più elevata l’armonia relazionale. Tutti, ma veramente tutti, dovremmo fare almeno un piccolo corso o training sulla comunicazione e sull’assertività. 



Dott. Antonello Viola
Studio Specialistico di Psicoterapia e Consulenza Psicologica-Psicodiagnostica
Sedi Quartu S. Elena e Cagliari
Cell. 3200757817 (anche whatsapp)
e-mail: antonello.viola@gmail.com 

lunedì 19 febbraio 2018

LA MENTE HA IL POTERE 
DI FARCI AMMALARE O DI FARCI GUARIRE



Lo scienziato Bruce Lipton è oggi noto a livello internazionale per i suoi studi nell'ambito dell'epigenetica e le sue teorie che divulga attraverso i suoi libri e le sue frequentatissime conferenze. Lipton ha militato in ambito medico dagli anni “60: ha investito gran parte delle sue energie per dare una risposta a un semplice quesito: “Chi controlla il destino delle cellule?”
Tutte le cellule sono identiche, come spiega Bruce Lipton “Se si prendono cellule sane e si collocano in un ambiente sfavorevole, le cellule si ammalano e muoiono”. Quando una cellula è malata i medici iniziano la loro opera di prescrizione di medicinali.
Quando ingeriamo un farmaco questo scatena una serie di reazioni biochimiche che coinvolgono tutto il corpo e non solo la sezione anatomica da guarire. Quelli che noi chiamiamo “effetti collaterali” sono degli effetti diretti del farmaco, in farmacologia non esistono “effetti collaterali”, ma solo effetti diretti. Quando prendiamo un farmaco diamo per scontato che la sua efficacia circa il nostro scompenso possa creare più benefici rispetto ai danni che quel farmaco sta causando con gli altri effetti diretti.
Secondo le statistiche, negli USA, i farmaci uccidono oltre 300.000 persone all”anno! La conclusione sorge spontanea: c”è qualcosa di sbagliato nella farmacologia moderna. Se a far ammalare le cellule è l”ambiente, eliminando un ambiente nocivo e spostando le nostre cellule in un ambiente sano e salutare, si arriverebbe a una guarigione spontanea.
Gli esseri umani sono composti da circa 50 trilioni di cellule, per spiegare meglio il concetto, lo scienziato Lipton paragona il corpo umano a una comunità dove ogni cellula rappresenta un individuo e ogni organo una collettività. Da qui ritorniamo alla domanda iniziale: da cosa dipende il destino delle nostre cellule?
A cambiare il destino delle cellule è il nostro flusso sanguigno. Il sangue dipende dal sistema nervoso e il suo modo di interagire con l”ambiente esterno. Come spiega Bruce:
"La medicina cerca di guarire le cellule dalla malattia andando a intaccare i meccanismi biochimici innescati dall'ambiente esterno. La medicina agisce sull'uomo quando il problema è l'ambiente!.
Di fatto i recenti studi dell'epigenetica dimostrano sempre più quanto l'ambiente incida sull'attivazione o la disattivazione dei geni. Dunque alla domanda cruciale "se in un ambiente sano possiamo guarire spontaneamente" il ricercatore Bruce Lipton ha risposto: 
"In teoria sì, ma in termini pratici è tutto più complesso perché la nostra mente interpreta l'ambiente esterno a modo suoMagari noi siamo posti in un ambiente sano ma la nostra mente inizia a leggerlo come un ambiente negativo e dannoso, il nostro sistema nervoso genera così una sostanza chimica che ci renderà ugualmente malati" 
Bruce Lipton, durante le sue ricerche, ha analizzato una grande quantità di dati relativi all’effetto placebo: molti farmaci che assumiamo, con la sperimentazione, si sono dimostrati addirittura meno efficaci del placebo. Gli esperimenti classici consistono nell’individuare un grosso campione di ricerca che lamenta una certa patologia, questo campione viene diviso in due gruppi. Al primo gruppo si somministra un medicinale vero, al secondo gruppo viene dato un placebo, ovvero una “falsa pillola” che non ha più potere di una mentina. Quando l’individuo era predisposto alla guarigione, si sentiva meglio e il corpo reagiva bene anche dopo aver assunto un inerte placebo.
Con questa premessa si arriva a parlare dei principi di guarigione spontanea legati al controllo mentale. Anche in questo caso, per spiegare una marea di saggi complicati, ci rifaremo a un esempio pratico:
Se chiudete gli occhi e pensate a una persona amata, il vostro sistema nervoso inizierà a produrre dopamina, serotonina, ossitocina… Questa miscela biochimica coinvolgerà l’intero organismo e voi potrete sentirne i benefici nel vostro corpo, la biochimica porterà un grosso bagaglio di benessere alle vostre cellule. Ecco perché se ci innamoriamo stiamo così bene in compagnia del nostro amato. Al contrario, se pensiamo a qualcosa che ci turba o ci spaventa o affrontiamo la vita frenetica con una continua ansia di sottofondo, questo ci fa ammalare, il nostro sistema nervoso secerne gli ormoni dello stress e alle nostre cellule non arriverà di certo una miscela chimica benigna!
Le persone non sanno che ogni giorno cresciamo. Sì, ogni giorno centinaia e centinaia di cellule muoiono e sono soppiantate da cellule nuove. Il nostro apparato gastrointestinale effettua un turnover di cellule ogni tre giorni. Se il nostro organismo viene “distratto” da farmaci, da “stress” da “pensieri negativi” o da centinaia di altre cose superflue, nel turnover potrebbe andare storto qualcosa e così potremmo ammalarci. I virus dannosi e in generale tutti gli altri agenti patogeni potrebbero subito attecchire, e il motivo è più semplice di quanto si possa credere: la nostra mente, attraverso l'ideazione negativa (il filtraggio disfunzionale degli eventi e dell'ambiente, operato  dagli schemi mentali e gli atteggiamenti erronei sviluppati soprattutto nei primi stadi del proprio sviluppo psicologico) genera una serie di emozioni negative che innescano una catena di reazioni biochimiche, che finiscono per bloccare parzialmente l'efficienza del nostro sistema immunitario, rendendo così il nostro organismo più vulnerabile.
A chi è capitato di ammalarsi senza aver preso freddo?
Se vi è successo, probabilmente perché il vostro organismo era distratto da altro e ha concesso l”ingresso di un virus. Discorso analogo anche per il cancro, così come spiega il ricercatore:
"Effettuando delle analisi a campione si è scoperto che le cellule tumorali albergano in tutti noi. Queste cellule ci sono sempre, in tutti, solo che il sistema immunitario è funzionante quindi ne impedisce la crescita."
La scienza ci dice che il corpo risponde alla fisica quantistica, mentre la medicina odierna è basata sulla fisica di Newton. La farmacologia vuole stravolgere la biochimica dell’organismo aggiungendo altra chimica. Secondo la logica dettata dalla fisica dei quanti, più che somministrare altra chimica bisognerebbe innescare un cambiamento dell’energia. Secondo la fisica quantistica è tutto energia, quindi anche i nostri pensieri lo sono.
La mente è energia. Quando si pensa s’innesca un potenza di trasmissione che si traduce in segnali biochimici che si propagano in armonia con il nostro corpo.
Personalmente, nel mio studio di psicoterapia mi sforzo da circa un decennio a spiegare questo principio ai miei pazienti, riprendendo le vecchie nozioni del modello energetico freudiano e poi quelle più attuali della neurofisiologia e della fisica quantistica: lo faccio sempre quando intendo lavorare con l'ipnositerapia, per rendere conto di un concetto semplice ma basilare, cioè di quanto la nostra mente possa essere potente nel generare pensieri ed emozioni e nel determinare la qualità del loro processamento positivo o negativo, e dunque sia nel farci ammalare che nel farci guarire, producendo uno squilibrio energetico, che si traduce in psicosomatizzazioni, sintomi psichici e/o organici, e alla lunga in danni d'organo
Poiché le aziende farmaceutiche non potrebbero vendere i pensieri, non investono neanche un centesimo per dimostrare la stretta correlazione tra “mente-corpo” in termini di “segnale-risposta”. Il segnale dettato dalla mente potrebbe costantemente essere di benessere così come la risposta.
I pensieri generano un campo di energia che viene convertito in un segnale biochimico capace di curarci in modo del tutto naturale. Gran parte del lavoro psicoterapeutico alla fine verte intorno a questo principio: modificando schemi mentali disfunzionali, eliminando atteggiamenti erronei, risolvendo conflitti e complessi, in qualche modo si riesce a recuperare un equilibrio psicofisiologico più adattivo, e migliorare le proprie relazioni.
Bruce Lipton, che è stato anche professore universitario, ha abbandonato la cattedra perché sapeva che ciò che insegnava non corrispondeva proprio alla realtà, e ha deciso di concentrare tutte le sue energie nella medicina quantistica.
Purtroppo non è così facile riuscire a gestire il flusso dei pensieri. Questo perché gran parte del potere risiede nel subconscio. Noi umani usiamo il subconscio per il 95% dei nostri processi mentali, solo il 5% dei nostri processi mentali è dettato dalla mente cosciente. La trama del subconscio viene costruita grosso modo nei nostri primi cinque-sei anni di vita. Cosa è stato appreso in questi primi delicatissimi anni, diventa il punto cardine della nostra vita da adulti fino a condizionare il nostro comportamento e la nostra salute. E tutto ciò che viene appreso in queste fasi primarie del nostro sviluppo psichico viene incamerato nei nostri registri di memoria (dunque nel nostro cervello) in termini di memorie emotive implicite, molto potenti. 
Purtroppo non possiamo controllare il subconscio ma possiamo “riprogrammarlo”. Come spiega Lipton:
"Molti studi mostrano che molte malattie sofferte in età adulta hanno a che fare con la programmazione e l'ambiente in cui viviamo nei primi sei anni di vita".
In altre parole, da bambini “assorbiamo” gli atteggiamenti negativi che abbiamo intorno e così programmiamo il subconscio predisponendolo a fattori come preoccupazioni, sensi di colpa, ansie… E' dimostrato che se un bambino adottato è cresciuto da una famiglia dove uno dei genitori ha un tumore, nella vita adulta il soggetto adottato ha più probabilità di sviluppare un cancro”.
Personalmente posso dire che tutto il lavoro ipnoterapico svolto con le molteplici tecniche del metodo ipnotico è sostanzialmente rivolto al recupero di risorse sane dall'inconscio dei pazienti. Attraverso le tecniche ipnotiche centrate sulle problematiche del paziente si cerca sempre di sovvertire dei conflitti inconsci, e di creare energie sane e positive che inneschino nell'organismo un circolo biochimico virtuoso.
Con una certa frequenza chi lavora in ambito medico non sa come approcciarsi a studi di questo genere, eppure è perfettamente consapevole dei danni alla salute che una mera emozione negativa generante stress può causare. Il medico sa che molte persone tendono a somatizzare dei sintomi (la dermatite atopica e l”alopecia sono i classici esempi) quindi, perché non potrebbe esserci dell”altro? Nella realtà dei fatti, anche le antologie mediche insegnano che le emozioni sono degli attivatori biochimici.


Bibliografia
"La mente ci guarisce più dei farmaci". In tecnologia-ambiente.it
"La biologia delle credenze", di Bruce Lipton.
"The wisdom of your cells: how your beliefs control your biology", di Bruce Lipton.
"Ipnosi e suggestione in psicoterapia", di Ornella Manca Uccheddu e Antonello Viola


DOTT. ANTONELLO VIOLA
psicologo-psicoterapeuta-ipnoterapeuta
Studio di Psicoterapia, Consulenza Psicologica-Psicodiagnostica e Ipnositerapia
Via Pierluigi da Palestrina, 15
Sinnai (CA)
Tel. 3200757817
e-mail: antonello.viola@gmail.com