martedì 2 dicembre 2025

Il complesso di superiorità: un concetto guida nella teoria Adleriana

 

IL COMPLESSO DI SUPERIORITÀ IN ADLER: IMPLICAZIONI PSICODINAMICHE E CLINICHE


Il complesso di superiorità è uno dei concetti cardine dell’Individualpsychologie di Adler. Per comprenderlo pienamente è necessario inserirlo nella cornice più ampia della sua teoria: la dinamica tra sentimento di inferiorità, tensione verso il successo e stile di vita.

Per comprendere il cosiddetto "complesso di superiorità" dobbiamo necessariamente muoverci da un punto di partenza basilare: il "sentimento di inferiorità". 

Adler sostiene che l’essere umano sperimenta fisiologicamente e psicologicamente un sentimento di inferiorità fondamentale, che nasce da:

  • la condizione di dipendenza del bambino,

  • potenziali limitazioni fisiche o psichiche,

  • confronti con i pari,

  • fallimenti, svalutazioni o stili educativi ipercritici/iperprotettivi.

Questo sentimento non è patologico in sé: è il motore del miglioramento. Diventa problematico quando è troppo intenso o quando non trova vie costruttive di compensazione.

Secondo Adler, infatti, la psiche non resta mai passiva di fronte all’inferiorità. Si attiva un movimento verso la competenza o il successo, chiamato compensazione. Quando però il senso di inferiorità è eccessivo, umiliante o troppo doloroso, l’individuo può mettere in atto una sovracompensazione.

È qui che nasce il complesso di superiorità: una maschera psichica costruita per proteggere il Sé da un sentimento di inadeguatezza troppo minaccioso.

Ma che cos’è esattamente il complesso di superiorità?

Adler definisce il complesso di superiorità come un atteggiamento fittizio di grandezza con cui l’individuo cerca di convincere sé stesso (prima ancora che gli altri) di possedere un valore eccezionale. Il punto cruciale non è autentica sicurezza, ma un fragile costrutto difensivo per compensare un profondo sentimento di inferiorità.

Le caratteristiche principali del complesso di superiorità:

  • tendenza a esagerare le proprie capacità, meriti, conoscenze;

  • ricerca costante di ammirazione, approvazione, riconoscimento;

  • bisogno di essere al centro e di prevalere sugli altri;

  • difficoltà ad accettare critiche o limiti personali;

  • atteggiamenti presuntuosi, arroganti o onnipotenti;

  • fantasia di successi eccezionali, grande destino, capacità sovraumane.

Adler definisce questo complesso un tentativo irrealistico e fittizio di sentirsi potenti, che tuttavia sottende una funzione difensiva: per Adler, il complesso di superiorità è una difesa contro la vergogna della propria inferiorità.
Funziona come una “armatura psicologica” che evita il contatto con la vulnerabilità. Il complesso di superiorità difende l'individuo da:

  • senso di fallimento,

  • paura del rifiuto,

  • vissuti di umiliazione,

  • impotenza esistenziale,

  • confronti dolorosi,

  • insicurezza profonda.

È quindi una difesa rigida, non evolutiva e orientata alla conservazione del Sé, non alla crescita reale.

Quali sono le manifestazioni tipiche (cliniche e comportamentali) del complesso?

 A livello relazionale:

  • atteggiamento competitivo in ogni contesto;

  • sminuire gli altri per sentirsi superiori;

  • bisogno di dominare conversazioni, decisioni, dinamiche;

  • camuffare l’insicurezza con tono sicuro, deciso, inflessibile.

A livello emotivo:

  • ipersensibilità alla critica → rabbia, irritabilità, risentimento;

  • incapacità di riconoscere gli errori;

  • oscillazioni tra euforia grandiosa e momenti di vuoto o crollo.

A livello cognitivo:

  • pensieri dicotomici: “sono il migliore / sono il peggiore”;

  • fantasie di successo illimitato;

  • percezione distorta del proprio valore.

A livello comportamentale:

  • ostentazione dei successi, talvolta inventati;

  • ricerca di contesti dove ci si possa sentire “superiori”;

  • evitamento di situazioni in cui emergerebbero i limiti reali.

 

La “finzione” adleriana

Un concetto importante è la finzione (Fiktion): il complesso di superiorità si fonda su obiettivi irreali, grandiosi, inattuabili, che l’individuo utilizza come guida per sentirsi meno inadeguato. La logica è: “Se mi creo un’immagine di perfezione, non devo sentire la mia inferiorità”. Ma questa immagine è un’illusione: non corrisponde a reali competenze.

La diagnosi differenziale

Adler chiarisce che il complesso di superiorità non è narcisismo patologico, anche se può assomigliargli. La differenza:

  • nel narcisismo l’autostima è regolata tramite meccanismi di grandiosità strutturati e pervasivi;

  • nel complesso di superiorità l’inferiorità è il motore, non la grandiosità.

Il cuore del fenomeno resta sempre il trauma dell’inferiorità. 

Pertanto, per ricapitolare in sintesi, il complesso di superiorità per Adler è:

  • una forma estrema e patologica di sovracompensazione del sentimento di inferiorità;

  • una finzione di forza che protegge dal dolore dell’inadeguatezza;

  • un comportamento che mira alla prevalenza sugli altri, non alla cooperazione;

  • un’espressione dello stile di vita disfunzionale costruito come difesa.

 

Le fondamentali implicazioni terapeutiche secondo Adler

L’intervento adleriano (ma in generale della psicoterapia) sul complesso di inferiorità dovrebbe mirare a:

  • ridurre la sovracompensazione,

  • portare alla consapevolezza il sentimento di inferiorità sottostante,

  • promuovere un’autovalutazione più realistica,

  • ricostruire il “sentimento sociale” (Gemeinschaftsgefühl), cioè la capacità di cooperare e sentirsi parte di una comunità,

  • favorire uno stile di vita cooperativo, non competitivo.

Il passo clinico essenziale è aiutare la persona a: contattare la vulnerabilità senza vergogna e a costruire competenze reali, non illusioni di superiorità. 


PER INFORMAZIONI:


Studio Psicoterapia e Consulenza Psicologica

Dott. Antonello Viola

Sedi: Settimo San Pietro (CA), Via Basilicata n. 5

Tel. 3200757817 (anche whatsapp)

e-mail: antonello.viola@gmail.com

web: antonelloviola.com

 

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