giovedì 28 luglio 2022

La programmazione neurolinguistica (PNL) in psicoterapia

 


La Programmazione Neurolinguistica in Psicoterapia

La programmazione neurolinguistica (nota comunemente con l’impiego dell’acronimo PNL, in inglese NLP) è un metodo psicoterapeutico utilizzato per cambiare i pensieri e i comportamenti disfunzionali e disadattivi, determinando un processo trasformativo che orienti al raggiungimento dei risultati desiderati. Questo metodo, di orientamento eclettico, può essere proficuamente utilizzato e integrato nel processo psicoterapeutico di trattamento e cura di un’ampia gamma di condizioni di malessere psicologico e disadattive. 

Cominciamo dall’analizzare in sintesi il significato del termine PNL: “programmazione” si riferisce a come noi organizziamo il nostro comportamento attraverso le nostre idee e reazioni, e come queste influiscono su noi e gli altri; “Neuro” si riferisce al nostro processo di pensiero, al modo in cui usiamo i nostri sensi per comprendere ciò che ci accade intorno; “Linguistica” si riferisce alle nostre parole, all’uso che facciamo del linguaggio e come questo influenza noi e chi ci sta intorno.

La popolarità e l’impiego del metodo di “programmazione neurolinguistica” è progressivamente aumentata con una diffusione sempre maggiore, da quando lo stesso metodo è stato introdotto nel corso degli anni '70 del secolo scorso. I suoi usi includono il trattamento dei disturbi d’ansia, come fobie e pensiero ossessivo, scarsa autostima, sindromi depressive, per lo sviluppo personale, il miglioramento delle prestazioni sul posto di lavoro e in generale il recupero o l’acquisizione di un maggiore livello di armonia psichica e serenità personale.

Ma che cos'è la PNL?

La PNL utilizza tecniche percettive, comportamentali e di comunicazione per rendere più facile per le persone cambiare i propri pensieri e azioni. Questo metodo si basa sull'elaborazione del linguaggio, ma non deve essere confuso con il processo di elaborazione del linguaggio naturale, con il quale condivide lo stesso acronimo. La PNL è stata sviluppata dallo psicologo statunitense Richard Bandler e dal filosofo e life coach statunitense John Grinder, che partirono dalla convinzione che fosse possibile identificare i modelli di pensieri e comportamenti di individui di successo e insegnarli agli altri. Nonostante la mancanza di prove empiriche a sostegno, Bandler e Grinder hanno pubblicato due libri, The Structure of Magic I e II , e da allora il metodo PNL è decollato. La sua popolarità era in parte dovuta alla sua versatilità nell'affrontare i molti diversi problemi e le difficoltà che le persone devono affrontare nella vita di tutti i giorni

Come funziona?

Le diverse interpretazioni della PNL ne rendono un po’ difficile la definizione: essa si fonda sull'idea che le persone operano secondo "mappe mentali” interne del mondo, che apprendono attraverso esperienze sensoriali. Sostanzialmente la PNL cerca di rilevare e modificare pregiudizi o limitazioni inconsce della mappa del mondo di un individuo. La PNL non è ipnositerapia, anche se ne condivide alcuni principi, essa opera invece attraverso l'utilizzo consapevole del linguaggio per apportare cambiamenti nei pensieri e nei comportamenti disfunzionali, trasformandoli in configurazioni più adattive .
Ad esempio, una caratteristica centrale della PNL è l'idea che una persona abbia sviluppato una preferenza elettiva verso un sistema sensoriale, noto come “sistema rappresentativo preferito” o PRS. I terapeuti possono rilevare questa preferenza attraverso il linguaggio. Frasi come "Vedo il tuo punto" possono segnalare un PRS visivo; oppure "Ho sentito il tuo punto" può segnalare un PRS uditivo. Un terapeuta della PNL identificherà il PRS di una persona e baserà il proprio quadro terapeutico attorno ad esso: tale quadro nel suo processo comporterà l’applicazione di una serie di tecniche volte alla creazione del rapporto, la raccolta di informazioni e la definizione di obiettivi.Modellazione, azione e comunicazione efficace sono elementi chiave della programmazione neurolinguistica. La convinzione è che se un individuo può capire come un'altra persona porta a termine un compito, il processo può essere copiato e comunicato ad altri in modo che anche loro possano portare a termine il compito. I fautori della programmazione neurolinguistica propongono che ognuno abbia una mappa personale della realtà. Coloro che praticano la PNL analizzano la propria e altre prospettive per creare una panoramica sistematica di una situazione: comprendendo una serie di prospettive, l'utente della PNL ottiene informazioni. I sostenitori di questa scuola di pensiero credono che i sensi siano vitali per elaborare le informazioni disponibili e che il corpo e la mente si influenzino a vicenda. La programmazione neurolinguistica è un approccio esperienziale. Pertanto, se una persona vuole capire un'azione, deve eseguire quella stessa azione per imparare dall'esperienza. I professionisti della PNL credono che esistano gerarchie naturali di apprendimento, comunicazione e cambiamento. I sei livelli logici di cambiamento sono:
  • Scopo e spiritualità :  questo può essere il coinvolgimento in qualcosa di più grande di se stessi, come la religione, l'etica o un altro sistema. Questo è il più alto livello di cambiamento.
  • Identità: l'identità è la persona che percepisci di essere, e include le tue responsabilità e i ruoli che svolgi nella vita.
  • Credenze e valori: questi sono il tuo sistema di credenze personale e le questioni che contano per te.
  • Capacità e abilità: queste sono le tue capacità e cosa puoi fare.
  • Comportamenti: i comportamenti sono le azioni specifiche che esegui.
  • Ambiente: il tuo ambiente è il tuo contesto o ambiente, comprese le altre persone intorno a te. Questo è il livello di cambiamento più basso.

Lo scopo di ogni livello logico è organizzare e dirigere le informazioni al di sotto di esso. Di conseguenza, apportare una modifica a un livello inferiore può causare modifiche a un livello superiore. Tuttavia, secondo la teoria della PNL, apportare una modifica a un livello superiore comporterà anche modifiche ai livelli inferiori.

Tecniche

La pratica della PNL si sviluppa entro un campo ampio di varie tecniche, che generalmente includono quanto segue:
  •  Anchoring : commutare certe esperienze sensoriali in fattori grilletto d’innesco per determinati stati emotivi funzionali.

  • Rapporto : il professionista si sintonizza con la persona plasmando i suoi comportamenti fisici su quelli del paziente per migliorare la comunicazione e la risposta attraverso l'empatia.
  • Swish pattern : consiste nel cambiamento dei modelli di comportamento o di pensiero per raggiungere un risultato desiderato anziché un risultato indesiderato.
  • Dissociazione visiva/cinestesica (VKD): le tecniche sono volte a rimuovere pensieri e sentimenti negativi associati a un evento passato.

La PNL viene utilizzata come metodo di sviluppo personale attraverso la promozione di abilità come l'autoriflessione, la fiducia e la comunicazione. I professionisti della PNL hanno applicato il metodo anche commercialmente, per aiutare i professionisti del settore a raggiungere obiettivi orientati allo sviluppo del loro lavoro, come il miglioramento della produttività. Più ampiamente la PNL è stata applicata come terapia per disturbi psicologici, tra i quali fobie, depressione, disturbi d'ansia generalizzati, disturbo da stress post-traumatico e altri tipi di condizioni di malessere psicologico. 

La programmazione neurolinguistica in psicoterapia  

Un concetto fondamentale della PNL può essere riassunto dal detto: "La mappa non è il territorio", perché evidenzia le differenze tra credenza e realtà. Sottolinea che ogni persona opera all'interno della propria prospettiva piuttosto che da un luogo di ogettività. I fautori della PNL credono che la percezione del mondo da parte di tutti sia distorta, limitata e unica. Un terapeuta che pratica la PNL deve quindi capire come una persona in trattamento percepisce la propria “mappa” e l'effetto che questa percezione può avere sui pensieri e sul comportamento di quella persona. La mappa del mondo di un individuo è formata dai dati ricevuti attraverso i sensi. Queste informazioni possono essere uditive, visive, olfattive, gustative o cinestetiche. I professionisti della PNL ritengono che queste informazioni differiscano individualmente in termini di qualità e importanza e che ogni persona elabora le esperienze utilizzando un sistema rappresentativo primario (PRS). Affinché un terapeuta della PNL possa lavorare efficacemente con una persona in trattamento, il terapeuta deve tentare di abbinare il PRS di quell'individuo per utilizzare la sua mappa personale. I professionisti della PNL ritengono che sia possibile accedere ai sistemi di rappresentazione utilizzando segnali, come i movimenti oculari.  I terapeuti della PNL lavorano con le persone per comprendere i loro modelli di pensiero e comportamentali, lo stato emotivo e le aspirazioni. Esaminando la mappa di una persona, il terapeuta può aiutarla a trovare e rafforzare le abilità che le servono meglio e aiutarla a sviluppare nuove strategie per sostituire quelle improduttive. Questo processo può aiutare le persone in terapia a raggiungere gli obiettivi del trattamento. I sostenitori della PNL affermano che l'approccio produce risultati rapidi e duraturi e migliora la comprensione dei modelli cognitivi e comportamentali. La PNL cerca anche di costruire una comunicazione efficace tra i processi mentali consci e inconsci, per aiutare le persone ad aumentare la creatività e le capacità di risoluzione dei problemi. Alcuni sostenitori della PNL confrontano l'approccio alla terapia cognitivo comportamentale (CBT), ma affermano che i cambiamenti positivi possono essere apportati con la PNL in meno tempo.

Sin dalla sua creazione, la programmazione neurolinguistica è stata utilizzata per trattare un'ampia gamma di problemi. Questi includono:

  • Ansia , fobie e panico
  • Problemi di comunicazione
  • Stress post traumatico
  • Depressione
  • Iperattività da deficit di attenzione
  • Dipendenza
  • Schizofrenia
  • Ossessioni e compulsioni
  • Personalità borderline

Nella mia pratica della psicoterapia quando lo ritengo opportuno utilizzo tecniche di PNL, allo scopo di velocizzare il processo terapeutico e il raggiungimento degli obiettivi terapeutici.

 

Per informazioni e per prenotare una seduta:

 

Dott. Antonello Viola, psicologo-psicoterapeuta 

Studio Quartu S. Elena: via Irlanda, 2

Studio Cagliari: via S. Lucifero 65

Contatta lo studio al n. 3200757817 (anche whatsapp)

e-mail: antonello.viola@gmail.com



 

martedì 4 febbraio 2020

Perché andare dallo psicologo/psicoterapeuta, quali gli obiettivi fondamentali e i benefici del counseling psicologico e della psicoterapia





Perché andare dallo psicologo/psicoterapeuta,
quali gli obiettivi fondamentali e i benefici del counseling psicologico 
e della psicoterapia


Innanzitutto è fondamentale avere chiara la distinzione tra le specifiche connotazioni professionali e le basilari linee d’intervento tra psicologo, psichiatra, psicologo-psicoterapeuta, psichiatra-psicoterapeuta, così come ho sintetizzato precedentemente (vedi articolo). Fatta questa distinzione, e sempre tenendo a mente che lo psicologo non lavora coi farmaci e dunque non li prescrive, è fondamentale avere ben chiaro che chi va dallo psicologo/psicoterapeuta non è “pazzo” come alcune persone ignoranti e disinformate ancora credono: infatti, partendo dalla premessa che lo psicologo/psicoterapeuta interviene anche in aree d’azione che niente hanno a che fare con il malessere mentale (per esempio orientamento scolastico e lavorativo e selezione, mediazione dei conflitti, sostegno alla genitorialità, sviluppo della personalità, gestione delle emozioni, elaborazione del lutto, relazioni interpersonali, terapia di coppia, ecc.), pure quando lo psicologo/psicoterapeuta interviene su problematiche inerenti al malessere psicologico, offre fondamentalmente una relazione di sostegno e d’aiuto basata principalmente sull’ascolto e sull’utilizzo di tecniche che siano volte sostanzialmente alla mobilitazione delle risorse psichiche sane e adattive dell’individuo ed allo sviluppo armonico della sua personalità. Inoltre, tutto il lavoro dello psicologo/psicoterapeuta è rivolto alla rimozione-risoluzione delle cause che si pongono alla base e che sostengono il malessere psichico (e dunque le cause dei sintomi): pertanto questo tipo d’intervento lo distingue sostanzialmente dall’intervento psicofarmacologico (quello dello psichiatra), che invece agisce  specificamente soltanto sui sintomi, intervenendo farmacologicamente sulla "chimica" del cervello (i farmaci ad azione psicotropa regolano i flussi di determinati neurotrasmettitori). E’ altresì importante ricordare che in alcuni casi, quelli in cui i sintomi del malessere siano di una certa gravità, la psicoterapia può essere più efficace se accompagnata da un sostegno psicofarmacologico transitorio: si tratta di quei casi in cui lo psicologo/psicoterapeuta, tenendo conto della gravità della condizione di disagio psicologico del paziente, può ritenere opportuno suggerire il ricorso contestuale alla terapia farmacologica e dunque l’invio da uno psichiatra che prescriva un adeguato trattamento psicofarmacologico.
Mentre nel nostro paese, purtroppo, la figura dello psicologo e dello psicoterapeuta non sono state ancora inglobate in modo capillare nel tessuto del “Sistema Sanitario Nazionale”, come invece per tutte le altre figure specialistiche (si ricordi che lo psicologo-psicoterapeuta ha una specializzazione al pari dei cardiologi, neurologi, psichiatri, ginecologi, oculisti, ecc.), in altri paesi europei e soprattutto negli U.S.A. in varie forme e modalità  questo è già accaduto, rendendo più facilmente accessibile alla popolazione il supporto psicologico e psicoterapeutico: in questi paesi la presenza e la disponibilità di uno psicologo è molto facilmente accessibile, e dunque è ormai divenuto capillare il ricorso della popolazione al sostegno psicologico (paesi in cui quasi tutti i cittadini hanno il loro psicologo di riferimento, esattamente come da noi il medico di base).  Fatta questa considerazione è triste pensare che nel nostro paese viviamo in un sistema in cui la classe politica ancora non ha recepito appieno l’importanza dell’intervento psicologico-psicoterapeutico per la salute, salute così come concepita nella sua articolazione globale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): infatti non può esistere una condizione di salute laddove non vi sia una condizione di equilibrio e di armonia psicologica, e dunque una larga misura di patologie fisiologiche si sviluppano da una condizione di malessere psichico. Ne consegue che uno Stato che nei suoi organi governativi sia inconsapevole, disattento, negligente al riguardo dell’importanza delle garanzie di supporto psicologico e psicoterapeutico, non abbia abbastanza a cuore la salute della sua popolazione. Ed è questo il motivo fondamentale per cui, a causa della negligenza dei nostri organi governativi, finora il supporto psicologico e psicoterapeutico è ampiamente affidato alla pratica professionale privata, a discapito della popolazione e soprattutto di tutti coloro che economicamente non possono permettersi di ricorrere a un sostegno psicologico e psicoterapeutico qualificato. Soltanto nel corso dell'ultimo anno il governo ha varato una riforma che ha messo in campo il cosiddetto "bonus psicologo" (clicca sul link per ulteriori informazioni), una sorta di aiuto economico che concederà a un numero piuttosto limitato di cittadini che ne faranno richiesta (tramite il portale web dell'Inps) e che avranno la fortuna di rientrare nelle graduatorie, beneficiando di una cifra di 600, o 400 o 200 € a seconda della fascia di reddito con certificazione ISEE: è molto poco, ma speriamo sia l'alba di una riforma molto più ampia ed essenziale che lo Stato, nei suioi apparati governativi, dovrebbe realizzare nell'ambito del suo Sistema Sanitario Nazionale. 
Ma lasciamo cadere queste note dolenti e vediamo di chiarire quali possono essere gli obbiettivi e i benefici della consulenza psicologica e della psicoterapia, sempre partendo dalla premessa che il grado di specializzazione di uno psicologo è inferiore a quello di uno psicologo-psicoterapeuta, e che l’intervento di consulenza psicologica (che può essere svolto dallo psicologo e anche dallo psicologo-psicoterapeuta) è meno articolato e profondo della psicoterapia (che può essere svolta soltanto dallo psicologo-psicoterapeuta o dallo psichiatra-psicoterapeuta, ma non dallo psicologo non psicoterapeuta).
Quando andrai da uno psicologo o da uno psicoterapeuta il lavoro svolto sarà sempre orientato al raggiungimento dei seguenti obbiettivi e benefici fondamentali:

· l’attenuazione o la scomparsa dei sintomi (riduzione ansia, depressione, psicosomatizzazioni, stress, ecc.)
·        lo sviluppo dell’insight (presa di coscienza e consapevolezza)
·        l’incremento del proprio senso di agency (senso di padronanza della propria vita e di azione, consapevolezza delle proprie potenzialità, capacità progettuali, proattività)
·        il rafforzamento o il consolidamento del proprio senso di identità (autenticità, auto-accettazione, senso esistenziale, differenziazione del Sé)
·        l’incremento dell’autostima, realisticamente fondata (fiducia in se stessi)
·        il miglioramento nel riconoscere e gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti (stabilità emotiva, intelligenza emotiva, comunicazione)
·        l’aumento della forza dell’Ego e della coesione del Sé (resilienza, assertività)
·        l’espansione della capacità di amare, lavorare, e dipendere appropriatamente dagli altri (relazioni migliori, produttività, comunicazione efficace)

Quando inizi un percorso di consulenza psicologica (intervento tipicamente breve) tieni sempre a mente che lo spettro d’azione di questo tipo d’intervento è limitato, e che molto difficilmente può agire sulla struttura della tua personalità. Quando dovessi iniziare un percorso di psicoterapia, ricordati che la frequenza e la durata del lavoro psicoterapeutico è molto importante, e che per condurre un lavoro dotato di continuità, di senso e di buona efficacia, la frequenza dovrebbe essere auspicabilmente di almeno una seduta alla settimana, e che la durata non dovrebbe essere inferiore alle 20 sedute. Sii inoltre consapevole che per problematiche di lieve entità può essere sufficiente una consulenza psicologica o una psicoterapia breve, ma per problematiche che coinvolgono l’organizzazione e il livello evolutivo della tua personalità, vale a dire difficoltà insite nei pilastri della tua personalità, per avere risultati stabili è necessaria una psicoterapia che vada oltre le 20-30 sedute, ovvero una psicoterapia di media o lunga durata, condotta con continuità e senza interruzioni.


Dott. Antonello Viola
psicologo-psicoterapeuta
Studio Cagliari:
Via San Lucifero, 65
Studio Settimo San Pietro (CA):
Via Basilicata, 5
Cell: 3200757817
e-mail: antonello.viola@gmail.com
web:   https://psicologo-cagliari-dott-viola.jimdofree.com/
             www.antonelloviola.com
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lunedì 3 febbraio 2020

Chi sono lo psicologo, lo psichiatra e lo psicoterapeuta, come si differenziano e quando recarsi da essi



Chi sono lo psicologo, lo psichiatra e lo psicoterapeuta, 
come si differenziano e quando recarsi da essi


Tuttora esiste ancora una certa disinformazione e confusione al riguardo delle caratteristiche professionali e delle relative funzioni e linee d’intervento dello psicologo, dello psichiatra e dello psicoterapeuta, e proprio in conseguenza di tale confusione talvolta gli utenti non riescono a indirizzarsi correttamente verso la figura specialistica più opportuna, sulla base delle loro esigenze e problematiche. Innanzitutto cerchiamo di chiarire chi sono queste 3 figure professionali:

E’ psicologo colui che ha conseguito una laurea in psicologia (di grado specialistico) e ha superato l’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della libera professione: nel caso in cui lo psicologo eserciti la professione deve essere iscritto a un albo dell’ordine professionale. Lo psicologo ha tutte le competenze per poter effettuare una diagnosi psicologica ed esercitare la consulenza psicologica, ovvero interventi brevi volti alla valutazione, alla cura ed alla riabilitazione psicologica.
E’ psichiatra colui che ha conseguito una laurea in medicina, ha superato l’esame di abilitazione all’esercizio della professione medica, e ha conseguito il diploma di specializzazione post-lauream in psichiatria (generalmente di 5 anni). Nel caso in cui lo psichiatra eserciti la professione deve essere ovviamente iscritto all’albo dell’ordine professionale.
E’ psicoterapeuta uno psicologo o uno psichiatra che abbiano svolto una scuola di specializzazione post-lauream (solitamente quadriennale) in psicoterapia, specializzando le loro competenze di base (di psicologo o di psichiatra) nell’intervento psicoterapeutico, in un indirizzo teorico-pratico specifico: esistono parecchie scuole di specializzazione in psicoterapia, ciascuna orientata a un modello teorico-pratico ben preciso (per esempio: psicoanalitico, psicodinamico, cognitivo-comportamentale, gestaltico, transazionale, bionomico-autogeno, ipnoterapeutico, ecc.).

E’ bene tenere presente che lo psichiatra, dopo la specializzazione in psichiatria, se vuole può legittimamente fregiarsi del titolo di “psicoterapeuta”, avendo ricevuto durante la scuola specialistica in psichiatria una formazione di base in psicoterapia, certamente non ampia ed esaustiva come quella ricevuta da uno psicologo o da uno psichiatra che abbia però frequentato specificamente una scuola di specializzazione in psicoterapia, la sola che può garantire una formazione approfondita ed esaustiva in psicoterapia.

Fatte queste premesse in merito alla formazione specifica di queste 3 figure professionali, vediamo di chiarire ora quali possono essere le linee di intervento seguite da esse, e come scegliere la figura più adatta alle tue esigenze.

Lo psichiatra: essendo un medico con formazione specialistica in psichiatria generalmente imposta il suo intervento sulla valutazione diagnostica (diagnosi psichiatrica) del problema lamentato dal paziente, prescrivendo normalmente un trattamento farmacologico (lo psichiatra ti prescrive la medicina che ritenga più adeguata ad attenuare i tuoi sintomi). A meno che lo psichiatra non sia anche psicoterapeuta (come precedentemente specificato, dunque dotato di diploma di specializzazione in psicoterapia) molto raramente farà anche psicoterapia, vale a dire, difficilmente ti dedicherà un tempo sufficiente (almeno un’ora a seduta) per lavorare con la tua problematica psicologica, utilizzando una serie di tecniche mirate, e con esse cercando di risolvere le cause che determinano il tuo malessere e il tuo disadattamento. Ricorda sempre che il farmaco agisce sui sintomi e non sulle cause di questi: pertanto la medicina può esserti d’aiuto per attenuare i sintomi, ma non per risolvere i fattori causali insiti nel dinamismo della tua personalità. Pertanto, è bene che l’utente sia consapevole che tranne le problematiche di lieve entità, il farmaco non potrà mai risolvere stabilmente il disadattamento e la disfunzionalità psichica, proprio perché non agisce sulla causa del problema. Ne consegue che fintanto che il problema non sia affrontato alla radice (auspicabilmente con una psicoterapia) esso si ripresenterà, costringendo la persona a un’assunzione continuativa del farmaco, con tutti i rischi annessi e connessi.

Lo psicologo: ha una formazione di base che gli consente di inquadrare da un punto di vista diagnostico la problematica psicologica, e di fare un lavoro volto alla riabilitazione, ovvero mobilitare le risorse sane della personalità per il recupero di un livello sufficiente di funzionalità e di adattamento psicologico. Questo lavoro si effettua nei limiti della consulenza psicologica, ovvero interventi brevi (solitamente da 1 a 10 sedute) focalizzate sulla problematica lamentata dal paziente, la chiarificazione e la risoluzione delle cause del problema-disagio. Lo psicologo oltre che fare valutazione, psicodiagnosi e consulenza, può eventualmente indirizzare a una psicoterapia e/o a un trattamento farmacologico: infatti lo psicologo non tratta il problema con i farmaci, essendo questa una prerogativa della linea d’intervento del medico-psichiatra o del medico-neurologo.

Lo psicologo-psicoterapeuta: ha una formazione specialistica che gli consente di effettuare una valutazione psicodiagnostica accurata, e di conseguenza di orientare il suo intervento sulla risoluzione delle cause che si pongono alla base del problema di disadattamento-disfunzionalità psicologica del paziente. Questo specialista può dunque, a seconda della valutazione dell’entità e della configurazione del problema,  basare il suo intervento su un lavoro di consulenza psicologica relativamente breve, o su una psicoterapia, un lavoro usualmente più lungo (solitamente oltre le dieci sedute, tipicamente 10-30 sedute nelle psicoterapie brevi, e oltre le 30 sedute nelle psicoterapie analitiche-psicodinamiche o in tutti gli interventi psicoterapeutici che si propongano di produrre cambiamenti nel dinamismo profondo della personalità). Anche lo psicologo-psicoterapeuta, qualora lo ritenga opportuno, può avviare il paziente alla richiesta di un supporto farmacologico presso uno psichiatra o un neurologo.

Pertanto, alla luce di questo quadro esplicativo dovrebbe essere abbastanza inequivocabile l’esigenza di chiarire da tutto principio il tipo d’intervento e quindi di figura specialistica ricercata:

·    se hai bisogno di una consulenza psicologica, ovvero se hai bisogno di far luce sull’entità del tuo disagio psicologico puoi recarti da uno psicologo, o da uno psicologo-psicoterapeuta;

·    se hai bisogno di capire l’entità del tuo problema e di trattarlo in profondità, fino a produrre dei cambiamenti relativamente stabili e frutto della destrutturazione dei fattori causali del tuo malessere, puoi rivolgerti a uno psicologo-psicoterapeuta oppure a uno psichiatra-psicoterapeuta (in quest’ultimo caso possibilmente accertati se lo psichiatra ha svolto anche una scuola di specializzazione in psicoterapia, e se effettivamente svolge delle sedute sufficientemente lunghe, almeno un’ora, di psicoterapia);

·   se hai bisogno di trattare farmacologicamente il tuo problema rivolgiti a uno psichiatra, o alternativamente a un neurologo: da essi potrai ricevere l’indicazione del trattamento psicofarmacologico più adeguato.


Dott. Antonello Viola
psicologo-psicoterapeuta
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mercoledì 9 ottobre 2019

"The cold shoulder": come il narcisista ti demolisce ignorandoti per nutrire il suo Ego ipertrofico



RICONOSCERE UNA DELLE FORME COMUNICAZIONALI  PIU' TOSSICHE DEL NARCISISTA
La spalla fredda (“the cold shoulder”): ignorare la vittima


E' una delle armi di maltrattamento più utilizzate dal narcisista, soprattutto dal narcisista “covert” (il tipo più nascosto), e può considerarsi come una forma di maltrattamento puro. All'improvviso il narcisista ti risponde in modo freddo e scostante, smette di parlarti, ti tratta come se fossi un rifiuto, non risponde alle tue domande o ai tuoi messaggi, oppure sparisce.
Accade che in qualsiasi momento, soprattutto in una situazione delicata per la vittima, il narcisista, ovvero una persona con la quale hai una relazione stretta, che sia un amico, un parente o il tuo partner, ti dà una risposta fredda, tagliente e indifferente, con la quale comincia a ignorarti. Con quella risposta è come se ti stesse mettendo da parte, ponendo il vuoto tra lui/lei e te, e indicando il poco valore che tu hai davanti ai suoi occhi. Questa manovra comunicazionale è ciò che viene chiamato “spalla fredda”, o "cold shoulder" come si dice in inglese.
A volte questa risposta gelida è accompagnata da uno sguardo di disprezzo o da un sorriso cinico e malvagio. È una pratica di comunicazione completamente tossica e offensiva, che alla lunga lascia profonde ferite emotive e influisce sull'autostima della persona che la subisce. A livello psicologico ed emotivo è come se fossi schiaffeggiato/a.
Frequentemente i narcisisti esibiscono alle loro vittime una “spalla fredda” nel contesto globale di quell'arma di manipolazione a cui sono così abituati: il cosiddetto “trattamento silenzioso”. La vittima, spezzata dal silenzio del predatore emotivo, solitamente va da lui/lei pregandolo/la di parlargli/le e rompere il suo mutismo. L'aggressore narcisista, ancor più gonfio della sua brama di potere, e lungi dal compatire e arrendersi, generalmente  risponde dandogli ancora la "spalla fredda", affondando ulteriormente il coltello dell'abuso e generando più danni e desolazione.
Ma il momento stellare e finale di questa manovra comunicazionale subdola è senza dubbio la fase dello “scarto narcisistico”: quando il narcisista decide di sbarazzarsi della sua vittima e la “getta via” con totale freddezza e indifferenza, esattamente come qualcuno che lascia da parte un oggetto rotto e inutilizzabile.
Per capire meglio la crudeltà della "spalla fredda" dobbiamo tenere conto del fatto che la vittima è stata condizionata e manipolata, e dipende emotivamente dal narcisista: questi si distacca da lei senza mostrare la minima preoccupazione per lo stato di prostrazione psicologica ed emotiva in cui la abbandona.
Una cosa è certa: quando il narcisista dà quell'ultima “spalla fredda”, la vittima conosce il vero volto del suo predatore, lo stesso che a volte ha esibito per anni, sfruttando e distruggendo la sua vita, usandola come fonte di carburante narcisistico. A questo punto le maschere sono finite, e la vittima si rende conto che, a differenza di lei, questa persona non ha sviluppato alcun tipo di legame emotivo, e pertanto può uscire facilmente e senza alcuna difficoltà dalla relazione, più o meno con la stessa leggerezza con cui ci si cambia la camicia. Per molte vittime di abusi narcisistici, questo è forse il momento peggiore di tutti. L'esperienza può essere dolorosa e sconcertante.
Tuttavia è necessario considerare che quando il narcisista dà la "spalla fredda", paradossalmente  è tra le poche volte che effettivamente è totalmente sincero con la sua vittima, poiché in realtà ordinariamente è indifferente a tutto ciò che non ha nulla a che fare con lui e con la sua agenda: infatti, emotivamente il narcisista è una pietra di ghiaccio, fredda e vuota, e dunque la “spalla fredda” è coerente con la sua realtà, ovvero con la sua dimensione intrapsichica.
Come rispondere alla manovra “cold shoulder” o "spalla fredda" e contrastarla?
Prima di tutto è bene riconoscere che sei vittima di una tattica di comunicazione offensiva e perversa: è un abuso nella sua forma più pura. Qualsiasi persona, che sia narcisista o meno, e che utilizzi con una certa frequenza questa manovra comunicazionale, la “spalla fredda”, sta palesando un chiaro segno del suo grado di tossicità: per la persona che gli/le si relazione dovrebbe costituire un chiaro campanello d’allarme e, dopo non troppo tempo, una ragione sufficiente per ritirare la fiducia ed evitare qualsiasi tipo di relazione.
Come nel caso di tutti gli altri comportamenti tossici del narcisista, l'ideale sarebbe non reagire emozionalmente. Tuttavia, è comprensibile che sia molto difficile rimanere indifferenti quando si riceve uno schiaffo, ciò che emotivamente è la "spalla fredda". Però qualunque cosa accada, è fondamentale mantenere la propria dignità e non insistere: se una persona è fredda e indifferente con un'altra, questa è la sua decisione e non di chi la subisce. Non c'è nulla che si possa fare per cambiarla, e l’illusione di volerla cambiare porta soltanto a ulteriore disagio e sofferenza. Non dimenticare mai che in nessun caso è colpa della vittima, che non può in alcun modo essere responsabile del comportamento patologico di questo individuo, né merita in nessun caso tale trattamento. Non cadere nella trappola di rivendicare la fredda e indifferente risposta del narcisista: solitamente la negherà e frequentemente accuserà la vittima di essere troppo sensibile o di reagire in modo eccessivo. Inoltre, in tal modo saprebbe di aver ferito la sua vittima, e ciò servirebbe soltanto da carburante per farlo/la sentire potente e dargli certezza di esercitare il controllo. Semplicemente basta non reagire: agisci come se nulla fosse accaduto e interrompi immediatamente l'interazione. Quando ti accorgi che la persona con cui ti relazioni utilizza la manovra della “spalla fredda” come modalità abitudinaria, rispondi  con un’analoga risposta di spalla fredda, ovvero ignorando il narcisista, poiché se lo insegui è proprio lì che inizia quella dinamica disfunzionale in cui ti svuoterà di energia, comincerai a stare male, riempiendoti di veleno e di frustrazione. E’ più probabile che se non lo cerchi il narcisista ti venga a cercare: infatti il narcisista si nutre della tua energia, dunque se lo cerchi e tenti di capire perché ha smesso di considerarti, perché non ti parla o perché è scomparso/a, non farai altro che nutrirlo/a della tua energia
In un contesto psicoterapico, ma non solo, per la vittima potrebbe essere utile prendere nota del maltrattamento che sta subendo con la manovra della "spalla fredda", specificando la data e la situazione, in modo tale che quando il narcisista ritornerà nuovamente con la sua maschera mistificatoria e abusante, la vittima possa ricordare ciò che ha  già vissuto senza dimenticarlo, piuttosto confrontarlo ed elaborarlo, per trovare nuove strategie di risposta e nuove forme di adattamento.
Sii inoltre consapevole che se una persona ti tratta in questo modo, sta chiaramente indicando che non le importa tanto di te: anche se in seguito affermerà di amarti, i fatti dimostrano comunque il contrario, e sono proprio questi comportamenti che palesano le sue parti più profonde. Attraverso la “spalla fredda”, i narcisisti rivelano due aspetti cruciali della loro personalità squilibrata: la loro totale mancanza di empatia e l’incapacità di amare veramente gli altri. Nell’ambito della relazione con un narcisista è fondamentale cogliere questa realtà: da quel momento in poi starà soltanto a te decidere se volerti continuare a vittimizzare e autosacrificare in una relazione tossica, oppure tagliare radicalmente ogni legame con questa persona e lasciare la spirale dell'abuso, decretando il “contatto zero”.


Dott. Antonello Viola
Psicologo-Psicoterapeuta

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